L’incantevole figura del Servo di Dio Salvo D’Acquisto, tanto semplice nel suo armonioso essere, quanto complessa nei diversi aspetti di militare e di cristiano, è stata in passato oggetto di opere letterarie che hanno contribuito a far conoscere questo giovane carabiniere che si contraddistinse per l’alto senso del dovere e per la grande religiosità non esitando a sacrificare la propria vita pur di salvare ventidue innocenti.
Mancava però un testo in cui venisse narrata l’intera esistenza di Salvo vista sotto ogni profilo, in particolare quello psicologico e spirituale del giovane: dalla celata vocazione religiosa maturata all’ombra dei padri Salesiani e dei Gesuiti, alla successiva decisione di seguire le orme di famiglia ed entrare a far parte dell’Arma dei Carabinieri Reali, una scelta che egli interpretò come una missione.
In questa nuova biografia – autorizzata dalla famiglia – la scrittrice Rita Pomponio ci presenta una figura inedita di Salvo D’Acquisto che ridona al giovane un’immagine di freschezza e di realtà pur collocandolo nel suo contesto storico.
L’autrice in modo discreto, ma non distaccato, pagina dopo pagina ci accompagna all’interno della famiglia D’Acquisto inserita in un’Italia d’inizio Novecento martoriata da povertà e disoccupazione. In quella difficile realtà quotidiana si snoda l’infanzia e l’adolescenza di Salvo e scopriamo che sin da allora egli mostrava già un carattere ben delineato: buono e generoso, ma al contempo forte e determinato, che sempre si prodigava in difesa dei più deboli anche a costo della propria incolumità.
Commuove ritrovarsi nella sua casa quando egli, che ha appena compiuto cinque anni, davanti alla grave polmonite del fratellino Rosario – che ha soltanto tre mesi e morirà il giorno successivo – corre in camera dei genitori e, dinnanzi all’immagine della Madonna, chiede alla Vergine di farlo ammalare al posto di Rosario. E come paragone, per convincerla di quanto il fratellino fosse piccolo per sopportare tanto strazio, le mostra candidamente un pulcino col quale stava giocando.
Con una prosa fluida e coinvolgente l’autrice mai anticipa i fatti e il lettore si ritrova a viverli giorno per giorno insieme a Salvo D’Acquisto in un crescendo di avvenimenti, dividendo con lui turbamenti e angosce che scaturivano dalla sua non comune nobiltà d’animo, fino a quell’ultimo atto d’amore che lo condurrà al martirio. Si comprende così appieno l’animo sensibile e complesso di questo giovane che visse con incredibile semplicità la sua grandezza interiore.
La sua vita, la sua crescita spirituale e culturale vengono narrate semplicemente attraverso le sue esperienze, l’istruzione scolastica e religiosa dai Salesiani e il Catechismo dai Gesuiti. E non ultima l’educazione ricevuta nella propria famiglia, composta da gente semplice che si contraddistingueva però per la grande dignità e la forte carità cristiana. Determinante per la formazione del carattere del piccolo Salvo è la religiosissima nonna Erminia – vedova di un maresciallo dei Carabinieri ed ella stessa sintesi della moralità dell’Arma – che gli farà da guida nei suoi primi anni di vita e metterà nelle tasche del nipote il rosario che lo seguirà fino alla morte.
Quello rappresentato da Rita Pomponio è il vero Salvo, colui che emerge inconfutabile dalla documentazione della Chiesa e dell’Arma, nonché dalle testimonianze dei suoi famigliari.
Un giovane che aveva impostato la propria vita sul rispetto e la lealtà verso gli altri e che, senza mai cercare scorciatoie, si assumeva le proprie responsabilità percorrendo sempre la Strada Maestra. Anche nei suoi ultimi istanti di vita, davanti alla propria condanna a morte, non aveva fatto vacillare la sua Fede in Dio né rinnegato la propria divisa.
Ed è questo il giovane che proponiamo ai nostri militari quale esempio di “essere Carabiniere”, lo stesso che desidereremmo che la Chiesa proponesse ai giovani come esempio di “essere Cristiano” fino al Martirio.
Probabilmente persino coloro che lo hanno ucciso – uno di essi divise il pane con gli ostaggi e un altro offrì loro dell’acqua – che sono stati piccoli tratti nel disegno Divino, condividerebbero questo nostro desiderio, perché il suo gesto è talmente puro e generoso che non può trovare né critici né detrattori. Del resto, essi stessi rimasero affascinati dalla dignità e dal coraggio dell’Eroe, in base all’etica militare per cui si può stimare il nemico anche se si è costretti a sparargli. Salvo li avrebbe perdonati.
Gen. C.A. Gianfrancesco Siazzu